Poliziotti indagati dopo conflitto a fuoco, Salvini: “Disincentivo per chi rischia la vita ogni giorno”


Il vicepremier annuncia modifiche nel decreto sicurezza: “Chi agisce per fermare un criminale non dovrebbe finire iscritto nel registro degli indagati”

ROMA – “Il fatto che due poliziotti siano indagati per aver ucciso il killer lo vedo come un disincentivo al lavoro a chi rischia anche oggi per salvare altre vite.” Con queste parole il vicepremier e ministro dei Trasporti, Matteo Salvini, è intervenuto ai microfoni di RTL 102.5, commentando la vicenda dei due agenti di Polizia indagati per omicidio colposo, dopo il conflitto a fuoco che ha portato alla morte di Michele Matrospietro, 59 anni, pluripregiudicato, coinvolto nella fuga dei responsabili dell’omicidio del brigadiere capo Carlo Legrottaglie.

L’episodio risale a giovedì scorso, quando i due agenti si sono imbattuti nei ricercati, dando luogo a uno scontro a fuoco durante il quale Matrospietro ha perso la vita. L’iscrizione nel registro degli indagati – considerata un atto dovuto in casi simili – ha tuttavia acceso un acceso dibattito politico e mediatico.

Modifiche in vista al decreto sicurezza

Salvini ha annunciato che la Lega è al lavoro per modificare l’attuale quadro normativo:

“Nell’aggiornamento del decreto sicurezza stiamo lavorando, come Lega, per prevedere – anche oltre alle tutele legali già previste – il fatto che non ci sia la registrazione nel registro degli indagati di chi, durante il compimento del proprio dovere, deve usare delle armi per mettere fuori servizio i delinquenti.”

Una presa di posizione netta che riporta al centro dell’agenda politica il tema della tutela degli operatori delle forze dell’ordine, già oggetto di discussione in varie legislature.

La polemica: atto dovuto o eccesso di garanzie?

Secondo la normativa vigente, l’apertura di un fascicolo e l'iscrizione nel registro degli indagati per reati come l’omicidio colposo sono passaggi procedurali automatici in presenza di una morte causata da azione delle forze dell’ordine. Tuttavia, la questione solleva interrogativi sull'equilibrio tra garanzie legali e tutela dell’operato delle forze di sicurezza, in un contesto dove – come sottolineato da Salvini – “gli agenti rischiano la vita ogni giorno per difendere i cittadini”.


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