KIEV - È stato liberato il primo gruppo di soldati russi detenuti in Ucraina, in seguito all’accordo raggiunto tra Mosca e Kiev durante l’ultimo incontro tenutosi a Istanbul. A darne notizia è stato il Ministero della Difesa russo, specificando che i prigionieri rientrati sono tutti sotto i 25 anni e che sono stati trasferiti in Bielorussia, dove stanno ricevendo assistenza medica e supporto psicologico.
L'intesa di Istanbul rappresenta uno dei pochi segnali di distensione in un conflitto che, pur con brevi tregue, continua a insanguinare l'Europa orientale da oltre due anni. Non sono stati forniti dettagli sul numero complessivo di prigionieri scambiati, né se l'accordo preveda fasi successive.
Peskov attacca la NATO: “Strumento di aggressione”
Nel frattempo, il clima internazionale si fa ancora più teso. Il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, ha duramente criticato le dichiarazioni del nuovo segretario generale della NATO, Mark Rutte, secondo cui l'Alleanza intende aumentare del 400% la capacità di difesa aerea e missilistica dell’Organizzazione, in risposta alla minaccia rappresentata dalla Russia.
“Ora l’Alleanza Atlantica, dopo aver gettato via ogni maschera, sta dimostrando in modo palese la sua essenza di strumento di aggressione e di scontro”, ha dichiarato Peskov, in un commento riportato dall’agenzia TASS.
Notte di fuoco in Ucraina: 479 droni e 20 missili lanciati da Mosca
Sul terreno, la guerra non conosce tregua. La scorsa notte, le forze russe hanno colpito l’Ucraina con 20 missili e ben 479 droni di vario tipo, stabilendo un nuovo record di intensità degli attacchi aerei. Lo ha reso noto l’Aeronautica militare ucraina tramite Telegram, confermando che 460 droni e 19 missili sono stati intercettati o neutralizzati grazie ai sistemi di difesa aerea.
Le sirene antiaeree hanno suonato per ore, soprattutto nell’Ucraina occidentale, dove si è registrato l’attacco più intenso. In risposta, la Polonia ha fatto decollare i propri caccia, annunciando tramite il proprio Stato Maggiore su X (ex Twitter) che si trattava di una misura precauzionale a fronte della crescente minaccia a ridosso del confine.
Escalation e diplomazia: due strade che si incrociano
La liberazione dei prigionieri potrebbe rappresentare un timido segnale di apertura diplomatica, ma i fatti delle ultime ore confermano che l’escalation militare resta al centro della scena, con un rischio crescente di coinvolgimento indiretto anche per i Paesi NATO dell’Europa orientale.
L’Europa e il mondo restano con il fiato sospeso, in bilico tra la speranza di un cessate il fuoco duraturo e la paura di un conflitto sempre più esteso.
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