Un dolore che diventa gratitudine. Una tragedia che si trasforma in testimonianza di amore, servizio e appartenenza. La moglie e le figlie del brigadiere capo Carlo Legrottaglie, ucciso giovedì scorso a Francavilla Fontana durante un conflitto a fuoco, hanno affidato a una lettera pubblica parole intrise di silenzio, memoria e riconoscenza.
“In questi giorni che ci hanno cambiati per sempre, ci siamo trovati in un silenzio fatto di assenze, di stanze vuote e di parole che non escono. […] Ma in quel vuoto così grande, non siamo rimasti soli. Ci siete stati.”
Comincia così il messaggio firmato dalla famiglia del carabiniere pugliese, colpito a morte mentre svolgeva il suo dovere. Parole che non sono solo un saluto, ma anche un grido di umanità, un ringraziamento sentito a chi ha saputo esserci, con discrezione e con rispetto. Un’Italia intera, rappresentata dai tantissimi cittadini, dalle istituzioni e dalle forze dell’ordine, che si è stretta intorno a Carlo e alla sua famiglia, con “una carezza, un abbraccio, infiniti messaggi e tanti sguardi”.
Il ricordo di Carlo: un uomo, un padre, un servitore dello Stato
“Carlo era un uomo semplice e profondo. Non cercava applausi, non amava apparire. Ma sapeva esserci.”
Un padre che bastava guardare per sentirsi al sicuro. Un marito e un servitore dello Stato che ha fatto della divisa la sua vocazione, del senso del dovere il proprio orizzonte quotidiano. Un uomo che non ha mai cercato il clamore, ma ha scelto la via del coraggio silenzioso.
Quando la notizia della sua morte ha raggiunto la famiglia, “il mondo si è fermato”. Eppure, proprio in quell’istante di devastazione, qualcosa si è acceso: il silenzio delle strade si è trasformato in rispetto collettivo. Gli occhi della gente, ovunque, si sono riempiti di lacrime autentiche. Segno che quel sacrificio non era rimasto invisibile.
Un'Italia unita nel dolore
Profonda è la gratitudine espressa dalla famiglia Legrottaglie al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, la cui presenza ai funerali ha avuto un valore che va oltre il protocollo: “La sua mano, il suo sguardo e il suo conforto. Non servivano parole. È stato un gesto che ha detto tutto.”
Il grazie della famiglia va anche alla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, ai ministri Guido Crosetto e Matteo Piantedosi, al vicepresidente della Commissione Europea Raffaele Fitto, al presidente della Regione Puglia Michele Emiliano e ai tanti sindaci accorsi da ogni parte della regione.
Un ringraziamento speciale è stato rivolto all’Arma dei Carabinieri, definita “una vera famiglia”: “Sempre presenti, silenziosi, forti e uniti. Carlo avrebbe detto con orgoglio: ‘Sono uno di loro’. E noi oggi lo diciamo con commozione: siete stati la sua seconda casa. E ora siete anche la nostra”.
Il cuore sotto la divisa
Carlo amava la divisa “vissuta con rispetto e con impeccabile dedizione”, ma dietro a quel rigore c’era anche un’anima generosa, un cuore “grande, silenzioso e buono”.
A chi ha partecipato al dolore, anche solo con un pensiero, una candela, una lacrima, la famiglia invia un pensiero profondo: “Vi abbiamo sentiti. Questo non toglie il dolore. Ma gli dà senso. Ci dice che Carlo non è morto invano. Che la sua vita è stata un dono. Per noi e per tanti”.
Un addio che diventa promessa
Infine, le parole più difficili, quelle che danno voce al tentativo di andare avanti:
“L’Italia si è fermata per il nostro Carlo. E per noi, questo non sarà mai dimenticato. Quando sentiremo che andare avanti sarà troppo difficile, ci ricorderemo di voi. Di questa immensa onda di affetto. E allora capiremo che Carlo non se n’è mai andato davvero.”
Una lettera che non è solo un tributo, ma un esempio di dignità e amore, nel segno di un uomo che ha dato tutto, fino all’ultimo respiro, per il suo Paese e per chi amava.
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