Al via il G7 in Canada: guerra Israele-Iran irrompe sull’agenda, Trump sotto osservazione


KANANASKIS – È iniziato oggi, tra le Montagne Rocciose del Canada, il vertice G7 che riunisce i leader delle sette maggiori economie occidentali. Ma fin dalle prime ore, l’agenda è stata stravolta: a dominare i colloqui è ora la nuova e pericolosa escalation militare tra Israele e Iran, un conflitto che aggiunge ulteriore tensione ai già delicati dossier di Ucraina e Gaza.

Il vertice, ospitato a Kananaskis, si protrarrà fino al 17 giugno, ma l’aria è tutt’altro che distesa. L’incertezza sulle posizioni di Donald Trump, tornato alla Casa Bianca, agita le diplomazie: il tycoon è percepito come ambiguo e imprevedibile, e molti temono possa indebolire il fronte comune delle democrazie occidentali.


Trump e il rischio “G6 contro 1”

Il ritorno di Trump è il vero spartiacque di questo vertice. I suoi recenti messaggi pubblici – oscillanti tra appoggio incondizionato a Israele e aperture inattese verso negoziati esterni alla NATO – hanno lasciato interdetti i leader europei, che intendono chiedergli chiarezza.

Secondo Politico, si profila un possibile scenario da “G6 contro Trump”, in un clima teso in cui il presidente francese Emmanuel Macron ha già fatto sentire la sua voce, scegliendo simbolicamente di visitare la Groenlandia alla vigilia del summit, come gesto di solidarietà europea contro le mire annessionistiche ventilate da Trump.


Agenda e incontri bilaterali

Trump è arrivato in Canada nella notte, accompagnato da una nutrita delegazione che comprende, tra gli altri, il segretario di Stato Marco Rubio, il segretario al Tesoro Scott Bessent e la portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt.

Il presidente americano ha aperto la giornata con un incontro con il premier canadese Mark Carney, padrone di casa del vertice. Sono attesi nelle prossime ore due bilaterali di grande rilevanza: con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, in arrivo domani, e con la neoeletta presidente del Messico Claudia Sheinbaum.


Il ruolo di Meloni: ponte tra Europa e Washington

Uno degli attori più attesi in questa delicata edizione del G7 è la premier italiana Giorgia Meloni, considerata la leader europea più vicina a Trump. Forte di questa posizione, Meloni si sta adoperando per evitare fratture tra i membri del vertice e costruire una posizione condivisa sul nuovo fronte mediorientale.

Gli sherpa europei sono al lavoro per dare una risposta all’appello del presidente israeliano Isaac Herzog, che ha chiesto al G7 di schierarsi al fianco di Israele per prevenire un’escalation nucleare nella regione. Ma una dichiarazione unitaria appare complessa: il conflitto in Medio Oriente, così come quelli in Ucraina e Gaza, rimane un tema profondamente divisivo.


Dazi, energia e sfide globali

Tra i dossier economici, i dazi commerciali e la crisi energetica globale rappresentano altri nodi caldi. La presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen ha riferito di una “ottima telefonata” con Trump nei giorni scorsi, durante la quale ha sottolineato la necessità di “trovare un buon accordo entro il 9 luglio”.

Il colloquio ha toccato anche le tensioni in Medio Oriente, la necessità di coordinamento sui mercati energetici e il pressing per un cessate il fuoco in Ucraina. Von der Leyen prevede una conferenza stampa con il presidente del Consiglio europeo per cercare di dettare una linea europea unitaria, ma il cammino appare tutt’altro che semplice.


Zelensky in arrivo, prove di diplomazia in salita

Martedì è atteso l’arrivo di Volodymyr Zelensky in Alberta, dove avrà un faccia a faccia con Trump. Il leader ucraino tenterà di assicurarsi l’appoggio degli Stati Uniti in un momento cruciale, ma il rischio che il G7 si riduca a una sfilza di bilaterali più che a un vertice coeso è sempre più concreto.

Nel frattempo, il mondo guarda a Kananaskis, in attesa di capire se i Grandi della Terra riusciranno a ricompattarsi o se prevarranno divisioni e ambiguità in un momento in cui l’ordine internazionale appare sempre più fragile.

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