PAVIA – A quasi 18 anni dal brutale omicidio di Chiara Poggi, uccisa il 13 agosto 2007 nella sua abitazione di Garlasco, si riaccendono i riflettori su uno dei casi giudiziari più discussi d’Italia. Alberto Stasi, all’epoca fidanzato della vittima, è stato condannato in via definitiva a 16 anni di carcere, ma oggi il caso conosce una nuova svolta investigativa.
Incidente probatorio al via
Questa mattina, al Tribunale di Pavia, è stato avviato l’incidente probatorio che apre ufficialmente la strada a una maxi perizia genetica. Al centro dell’attenzione, la possibilità di comparare il DNA di Andrea Sempio – unico indagato nella nuova inchiesta e accusato di omicidio in concorso – con il materiale biologico rinvenuto sotto le unghie della vittima e su altri reperti mai analizzati nella prima inchiesta.
A conferire gli incarichi ai periti è stata la gip Daniela Garlaschelli, che ha stabilito le modalità di ricerca. Gli incarichi sono stati affidati alla commissaria capo Denise Albani, genetista della polizia scientifica di Milano, e al sovrintendente tecnico Domenico Marchigiani, esperto dattiloscopista. Albani, allieva del genetista Emiliano Giardina (già ricusato nel primo processo), dovrà rivedere anche le conclusioni dell’esperto Francesco De Stefano, utilizzate nel processo d’appello bis del 2014.
Oltre al profilo genetico maschile ritrovato sotto le unghie – che indicherebbe una linea paterna ma non permette l’identificazione univoca di una persona – i periti analizzeranno oltre 60 tracce conservate nei depositi del Tribunale di Pavia e del RIS di Parma. Tra queste anche tre impronte digitali sconosciute su due cartoni di pizza che Chiara e Stasi avrebbero consumato la sera prima del delitto.
Il martello ritrovato e le perquisizioni
Nelle ultime ore l’attenzione si è concentrata anche sul ritrovamento di una mazzetta da muratore in un canale a Tromello, vicino a Garlasco, durante le ricerche dell’arma del delitto. Il martello verrà analizzato per verificare eventuali compatibilità con le ferite subite da Chiara. La nuova pista riporta a una vecchia testimonianza del 2007: il titolare di un cantiere vicino alla Croce Garlaschese segnalò la sparizione di una mazzetta pochi giorni prima dell’omicidio.
Nel frattempo, i carabinieri di Milano hanno effettuato perquisizioni nelle abitazioni di Sempio, dei suoi genitori e di due amici, Mattia Capra e Roberto Freddi. Sequestrati computer, telefoni, diari e altri effetti personali utili per ricostruire un possibile scenario alternativo a quello che ha portato alla condanna di Stasi.
Le chat delle gemelle Cappa
Tra gli elementi emersi nell’indagine della Procura di Pavia – guidata dal procuratore aggiunto Stefano Civardi e dai pm Valentina De Stefano e Giuliana Rizza – ci sono anche 280 messaggi inviati in passato da Paola Cappa, una delle due gemelle cugine della vittima, a un amico. In uno di questi, la giovane scrive: “Mi sa che abbiamo incastrato Stasi”. I messaggi, insieme ad alcune immagini postate sui social, sono ora al vaglio degli inquirenti, anche se le due ragazze non risultano indagate.
A far discutere sono anche le immagini televisive riproposte in questi giorni, che mostrano l’abbraccio tra Stefania Cappa e Alberto Stasi, ripreso dalle telecamere nascoste nella caserma dei carabinieri, quattro giorni dopo l’omicidio.
Nuovi scenari all’orizzonte
Le nuove indagini mirano a verificare se quanto stabilito nei precedenti gradi di giudizio sia davvero esaustivo o se, come ipotizzano oggi i carabinieri, sia esistito un concorso nell’omicidio o addirittura un altro colpevole.
Il caso Garlasco, dunque, si arricchisce di nuovi dettagli, prove e testimoni, che potrebbero rimettere in discussione una verità giudiziaria mai del tutto accettata dall’opinione pubblica.
0 Commenti