Caso Garlasco, nuove analisi sulle impronte: sei tracce palmari mai identificate e una "mano sporca" sul portone


GARLASCO
– A quasi vent’anni dall’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto il 13 agosto 2007 nella villetta di famiglia a Garlasco, emergono nuovi dettagli dagli accertamenti condotti nel maxi incidente probatorio disposto dalla Procura di Pavia. Oltre alla ormai nota impronta "33", attribuita ad Andrea Sempio – impronta non databile e non insanguinata, secondo gli inquirenti – ci sarebbero almeno sei altre tracce palmari rilevate lungo le pareti della scala dove fu trovato il corpo della giovane. Impronte mai identificate.

Sei impronte senza identità sulla scena del delitto

Le tracce palmari si trovano:

  • tre sulla parete destra della scala, dove Chiara fu ritrovata;

  • due sulla parete sinistra;

  • una sulla parte superiore della scala.

Secondo quanto emerge dalle indagini, nessuna di queste sei impronte appartiene ad Andrea Sempio, ad Alberto Stasi (condannato in via definitiva nel 2015 a 16 anni per l’omicidio), alla famiglia Poggi, alla cugina Stefania Cappa o agli amici di Marco Poggi (fratello di Chiara), Biasibetti, Freddi e Capra. Rimangono, ad oggi, senza identità.

Il giallo dell’impronta n.10: una mano sporca sul portone

Particolare attenzione da parte degli investigatori è ora rivolta all’impronta numero 10, trovata sulla superficie interna del portone d’ingresso, sull’anta mobile. Si tratterebbe di una presunta mano sporca. All’epoca dei fatti, su quella traccia non fu mai condotta un’indagine biologica, ma nel 2020 i carabinieri del Nucleo Investigativo di Milano scrissero in un’informativa che, se risultasse sporca di sangue, potrebbe trattarsi dell’impronta dell’aggressore al momento della fuga.

Tuttavia, quella traccia presenta solo otto punti utili alla comparazione, mentre ne servirebbero almeno 16 per un’identificazione certa. Ulteriori accertamenti genetici sono previsti tramite l’analisi dei paradesivi dattiloscopici prelevati dai carabinieri milanesi.

Avvocati di Stasi: “Due pesi e due misure sulle impronte”

Nel frattempo, l’avvocato Giada Bocellari, che difende Alberto Stasi insieme ad Antonio De Rensis, è intervenuta a Storie Italiane su Rai1, puntando il dito contro l’approccio “a due velocità” della giustizia.

“Stasi è stato condannato anche per una sua impronta su un dispenser di sapone. Ora troviamo un’impronta palmare attribuita a Sempio sulle scale dove è stata gettata Chiara e si dice ‘frequentava la casa’. Questo non è accettabile”, afferma Bocellari.

Poi aggiunge: “È necessario fare chiarezza, senza pregiudizi e senza rumori di fondo che possano inquinare l’indagine”.

La madre di Stasi: “Vorrei incontrare la mamma di Chiara”

In un clima di nuove tensioni e interrogativi mai risolti, arriva anche una voce personale e delicata: la madre di Alberto Stasi ha espresso il desiderio di incontrare la madre di Chiara, in un gesto che potrebbe rappresentare un segnale di umanità oltre la cronaca giudiziaria.

Capra (consulente famiglia Poggi): “Impossibile trovare ora tracce di Sempio”

Sul fronte opposto, Marzio Capra, ex ufficiale del RIS e consulente della famiglia Poggi, ha dichiarato al Corriere della Sera che le tracce oggi in discussione sono elementi troppo controversi per essere determinanti.

“Il DNA ungueale attribuito a Sempio era già stato escluso come utilizzabile. Pensare che oggi valga come prova è, per me, fuori luogo”, afferma Capra. E aggiunge: “È impossibile trovare ora, a distanza di 18 anni, una traccia palmare attribuibile con certezza a Sempio sulla scena del delitto”.

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