FOGGIA – Tragedia nel carcere di Foggia. Nel pomeriggio di ieri, intorno alle ore 17, un detenuto di circa 45 anni originario di Vieste, identificato con le iniziali P.V., si è tolto la vita impiccandosi alle sbarre della finestra del bagno del reparto infermeria. L’uomo era stato arrestato domenica scorsa con l’accusa di maltrattamenti in famiglia e si trovava da pochi giorni nella struttura penitenziaria.
A darne notizia è il SAPPE (Sindacato Autonomo della Polizia Penitenziaria), che in un comunicato stampa ha sottolineato come P.V. fosse stato sistemato, con non poche difficoltà, in un camerone dell’infermeria insieme ad altri sette detenuti, nonostante la stanza fosse predisposta per ospitarne soltanto quattro. Secondo gli agenti che avevano avuto modo di parlare con lui, l’uomo sembrava tranquillo e non dava l’impressione di essere incline a comportamenti violenti.
Il SAPPE, che già nella stessa giornata aveva sollevato critiche contro il DAP (Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria) per l’annoso problema del sovraffollamento nella casa circondariale di Foggia, sottolinea come la condizione di affollamento possa aver contribuito al gesto estremo del detenuto.
“Non possiamo non escludere che proprio il fatto di essere stato sistemato in una stanza sovraffollata, così come sono tutte le altre nel penitenziario di Foggia, possa aver influito negativamente sulla decisione di compiere l’insano gesto”, si legge nella nota.
Il sindacato ha inoltre ricordato come da tempo denunci la situazione critica all’interno dei penitenziari pugliesi, dove il sovraffollamento viene indicato come una delle principali cause di tensioni, violenze e suicidi.
“Tanti eventi drammatici che avvengono nel carcere di Foggia e negli altri penitenziari pugliesi potrebbero essere determinati anche dal grave sovraffollamento”, ribadisce il SAPPE.
Il comunicato si conclude con un appello alle istituzioni, affinché si ripristinino condizioni di legalità e dignità all’interno delle carceri, e un duro monito:
“Quando muore una persona è sempre una sconfitta per lo Stato. Ci auguriamo che, invece di scaricare la colpa su chi lavora rispettando le regole, si cerchino i veri responsabili tra coloro che dovrebbero garantire condizioni umane e dignitose a chi è privato della propria libertà”.
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