Primo testimone ascoltato è il caposervizio dell'impianto Gabriele Tadini, difeso dal legale Marcello Perillo, che già martedì sera ha reso le prime ammissioni spiegando di aver deciso lui di piazzare e mantenere i forchettoni sulle ganasce che hanno disattivato il sistema frenante d'emergenza, che non è scattato quando il cavo traente si è spezzato.
Secondo i pm, che hanno chiesto per tutti la convalida del fermo e di custodia in carcere, la scelta dell'uomo, come da lui stesso chiarito, sarebbe stata avallata per motivi economici dal gestore Nerini.
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