"Salva-banche": CdM vara il decreto, via libera dall'UE

Il Consiglio dei ministri, su proposta del premier Matteo Renzi e del ministro dell’Economia e delle finanze Pier Carlo Padoan, ha approvato ieri sera un decreto legge che contiene alcune norme procedimentali "volte a agevolare la tempestiva ed efficace implementazione delle procedure di risoluzione di Cassa di risparmio di Ferrara S.p.A, Banca delle Marche S.p.A, Banca popolare dell’Etruria e del Lazio - Società cooperativa e Cassa di risparmio della Provincia di Chieti S.p.A". Secondo quanto rende noto Palazzo Chigi nel comunicato diffuso dopo il Cdm, "il provvedimento consente di dare continuità all’attività creditizia - e ai rapporti di lavoro - tutelando pienamente i correntisti".

"In particolare, nella cornice del nuovo quadro normativo in materia di gestione delle crisi bancarie definito dai decreti legislativi n. 180 e 181 del 16 novembre 2015, la Banca d’Italia ha deliberato in data 21 novembre 2015 i provvedimenti di avvio della risoluzione, approvati dal Ministro dell’economia e delle Finanze in data odierna a seguito della positiva decisione della Commissione europea sui programmi di risoluzione previsti nei provvedimenti stessi - prosegue la nota -. Il decreto legge ha un ambito estremamente circoscritto. Esso è volto unicamente a: 1) costituire tempestivamente le nuove banche (banche-ponte) contemplate dai provvedimenti di avvio della risoluzione delle banche in questione; 2) definire un quadro normativo certo sulle modalità con cui saranno raccolti i contributi da parte del settore bancario al Fondo di risoluzione nazionale successivamente all’integrale avvio del Meccanismo di risoluzione unico; 3) definire le modalità per l’applicazione alle nuove banche della disciplina fiscale in materia di imposte differite attive già in vigore per tutti gli istituti di credito".

"Il decreto legge non prevede alcuna forma di finanziamento o supporto pubblico alle banche in risoluzione o al Fondo nazionale di risoluzione. Inoltre, in piena conformità con quanto previsto dal d.lgs. 180/2015, i provvedimenti di avvio alla risoluzione non prevedono il ricorso al bail-in - conclude la nota -. Il decreto legge entrerà in vigore il giorno stesso della sua pubblicazione, prevista per domani 23 novembre 2015".

Stamani è arrivato il via libera di Bruxelles. La Commissione europea ha approvato, in quattro decisioni distinte, i piani di risoluzione di quattro banche italiane "conformemente alle norme UE sugli aiuti di stato".

"L'intervento del fondo di risoluzione dell'Italia consentirà l'ordinata risoluzione delle banche preservando la stabilità finanziari - si legge in una nota della Commissione Ue -. La Commissione Europea ha giudicato i piani di risoluzione della Banca delle Marche, della Banca Popolare dell'Etruria e del Lazio, della Cassa di Risparmio di Ferrara e della Cassa di Risparmio della Provincia di Chieti (la cui quota combinata rappresenta approssimativamente l'1% del mercato italiano) conformi alle norme UE in materia di aiuti di stato. Questo fa seguito alla decisione della Banca d'Italia di assoggettare le quattro banche, ciascuna delle quali era già stata posta in amministrazione straordinaria, a procedure di risoluzione conformemente alle norme UE sul risanamento e sulla risoluzione delle banche. In particolare la Commissione ha considerato che il piano italiano di ricorrere al fondo di risoluzione nazionale minimizza la necessità di aiuti di stato senza falsare indebitamente la concorrenza, preservando la stabilità finanziaria. I depositi rimarranno interamente protetti".

"Le decisioni della Commissione consentono l'uscita ordinata delle banche, riducendo al minimo l'uso dei fondi pubblici e le distorsioni della concorrenza derivanti dalle misure - afferma la commissaria europea per la Concorrenza Margrethe Vestager -. È cruciale che siano azionisti e creditori subordinati a farsi carico dei costi e delle perdite dei fallimenti bancari piuttosto che i contribuenti. Accolgo inoltre la decisione dell'Italia di usare gli strumenti di risoluzione bancaria per la prima volta in Italia, in modo di far fronte alla situazione di queste banche dissestate preservando la stabilità finanziaria".

Le autorità italiane hanno proposto piani di risoluzione per le banche che prevedono la risoluzione di ciascuna banca e la creazione e capitalizzazione immediata di quattro banche ponte temporanee. Tutti gli attivi e tutte le passività delle banche, tranne il capitale proprio e il debito subordinato rimanenti, saranno trasferiti alle banche ponte. Il trasferimento stabilizzerà l'attività svolta in precedenza dalle quattro banche tutelando al tempo stesso i depositanti. L'obiettivo è vendere queste banche ponte attraverso un processo aperto e non discriminatorio al fine di massimizzare il prezzo di vendita.

Il fondo di risoluzione dell'Italia erogherà 3,6 miliardi di euro alle banche ponte, per capitalizzarle e per coprire la differenza negativa fra gli attivi trasferiti e le passività. "Conformemente alla normativa europea, l'operazione sarà finanziata dai contributi del settore bancario italiano al fondo di risoluzione - sottolinea la Commissione Ue -. Le misure comprendono anche un trasferimento di attivi deteriorati dalle banche ponte a una nuova società veicolo per la gestione degli attivi. Il fondo di risoluzione garantirà questa misura concernente gli attivi deteriorati rafforzando ulteriormente i bilanci delle banche ponte. Il beneficio connesso a tale garanzia è stato quantificato approssimativamente in 400 milioni di euro di ulteriore supporto del fondo di risoluzione. Tali interventi del fondo di risoluzione costituiscono aiuti di stato ai sensi delle norme europee sugli aiuti di stato".

Le misure di risoluzione sono state disegnate e assunte dall'autorità nazionale di risoluzione, e la Commissione ha valutato i piani conformemente alle sue norme sugli aiuti di stato alle banche nel contesto della crisi finanziaria ("comunicazione sul settore bancario del 2013 "), riscontrando che "le misure di risoluzione per queste quattro banche sono in linea con l'obiettivo generale di salvaguardia della stabilità finanziaria".

"Gli attuali azionisti e detentori di debiti subordinati hanno contribuito a coprire i costi, riducendo al minimo il fabbisogno di aiuti di stato secondo i principi di condivisione degli oneri - conclude la Commissione Europea -. Inoltre, per limitare le distorsioni della concorrenza, le banche ponte esisteranno solo per un periodo limitato e sarà attuata una politica di gestione prudente. Infine, la Commissione valuterà ai sensi delle norme UE sugli aiuti di stato la redditività del soggetto risultante dalla vendita delle banche ponte".

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