F1: vent'anni fa la morte di Ayrton Senna

di Piero Ladisa – 1 maggio 1994. Una data maledetta, un ricordo triste per tutti gli appassionati del mondo a quattro ruote e in particolare per gli amanti della Formula 1. Esattamente vent'anni fa all’età di 34 anni ci lasciava Ayrton Senna in seguito all’incidente, dovuto al cedimento del piantone dello sterzo, verificatosi alla curva del Tamburello nel corso del settimo giro del GP di San Marino. 
Ogni azione compiuta in pista da Senna aveva qualcosa di mistico (rinomata la sua fede così come il suo rapporto intimo e imperscrutabile con Dio), trascendeva il comune gesto tecnico. Considerato il pilota più forte di tutti i tempi, il brasiliano era diventato per i suoi connazionali il simbolo di riscatto, il barlume di speranza da quella vita segnata dalla fatica, dal sudore e dalla fame.
Il suo debutto in Formula 1 avvenne a bordo della Toleman nel 1984. Il circus cominciò a conoscere le gesta del brasiliano a partire dalla corsa di Monaco di quello stesso anno: solo la bandiera rossa sventolata per segnalare l’interruzione della gara, dovuta alla pioggia caduta copiosa, tolse a Senna la possibilità di battagliare e superare Alain Prost. Proprio il Principato è stato la terra di conquista più appetita da parte del carioca che con sei trionfi detiene tutt’oggi il record di successi.
Dal 1985 al 1987 gareggiò sotto l’effige della Lotus. Con il team britannico colse la prima pole position (ne otterrà in tutto 65, meglio di lui solo Michael Schumacher con 68) e la prima vittoria (41 in totale) in Portogallo, sul tracciato dell’ Estoril, nel 1985. Dopo aver ben figurato in Lotus, nel 1988 giunse la grande occasione targata McLaren. Con la scuderia di Woking si laureò per ben tre volte campione del mondo (1988, 1990, 1991). Memorabili i duelli con Prost, suo compagno in McLaren nel biennio 1988-89, che alimentarono tra i due una forte rivalità rendendoli protagonisti in pista di comportamenti ai limiti della correttezza. 
Con l’avvento delle sospensioni attive sulla Williams FW14B (1992) e l’addio dei propulsori Honda, sostituiti in McLaren da quelli Ford (1993), iniziò per il brasiliano un periodo avaro di successi. Tante le amarezze, pochi i sorrisi. Tra questi ultimi, però, va annoverata la gara capolavoro di Donington del 1993: sotto una pioggia battente, Senna fu autore di una prestazione a dir poco maiuscola concludendo la corsa al primo posto con Damon Hill, primo degli inseguitori, a più di un minuto.
Il 1994 fu l’anno del passaggio in Williams. A causa dell’abolizione dei dispositivi elettronici, imposta dalla Federazione, il team di Grove perse gran parte della propria competitività. Le aspettative e il sogno di Senna (guidare la monoposto più competitiva dell’epoca) si scontrarono con una realtà ben diversa: la FW16 progettata da Adrian Newey era instabile e difficile da tenere in pista. I primi due appuntamenti iridati del 1994 (Interlagos e Aida) regalarono altrettanti ritiri. E così il GP di San Marino divenne, almeno nei propositi, la gara del riscatto e della svolta. Purtroppo non fu così. La tre giorni di Imola si aprì con il terribile incidente occorso a Ruben Barrichello (senza particolari conseguenze) alla Variante Bassa nel primo turno di prove libere. Il giorno dopo, durante le qualifiche, perse la vita Roland Ratzenberger in seguito al violento impatto della sua Simtek (a circa 306 km/h) contro il muro esterno della curva Villeneuve. L’altalena del terrore e della morte proseguì anche in gara, raggiungendo il suo triste epilogo alle ore 14:17 con Senna ignaro protagonista di quella giostra impazzita. Lo schianto; i pezzi volati via dopo l’impatto; il corpo del brasiliano immobile all’interno dell’abitacolo ed estratto successivamente dalla monoposto; i soccorsi e la folle corsa in elicottero verso l’Ospedale Maggiore di Bologna; il comunicato della morte giunto alle 18:40. Questi i fotogrammi che ritornano alla mente di quel tormentato e disgraziato 1 maggio.
Ma è proprio da quel maledetto e triste giorno che la sicurezza in Formula 1 è cambiata radicalmente. Le morti di Roland e Ayrton non sono state vane, hanno smosso le coscienze dei vertici della Federazione. E così ad oggi, dopo vent’anni, non si sono registrati più decessi.
Nella Formula 1 moderna, dove il business e i quattrini vengono prima di tutto anche del talento, un personaggio di caratura come Senna sarebbe stato l’ideale per incanalare e avvicinare la gente a questo sport.
Cultura del lavoro, sana rivalità in pista, rispetto dei colleghi, condivisione del proprio tempo con gli altri, beneficenza. Questo era Ayrton … semplicemente il migliore!

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