ROMA. Basta alle avances sul luogo di lavoro, specialmente se condite da lazzi ingiuriosi nei confronti delle colleghe. Non ha importanza se questo avviene in un clima di "ilarita'" e di "scherzo", si rischia una condanna per ingiuria.
A stabilirlo la Cassazione, annullando con rinvio una sentenza con cui il tribunale di Massa aveva assolto "perche' il fatto non costituisce reato" un dipendente delle Poste che aveva rivolto a una collega l'epiteto di "pornodiva".
L'imputato in primo grado era stato condannato dal giudice di pace a pagare 400 euro di multa e a risarcire i danni alla collega offesa, ma in appello, il tribunale aveva ribaltato la sentenza, pronunciando l'assoluzione, ritenendo che si fosse trattato di una "condotta scherzosa"
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