LATINA - La comunità di Santi Cosma e Damiano (Latina) è sotto choc per la morte di Paolo Mendico, 14enne studente dell’Istituto Tecnico Informatico Pacinotti, che l’11 settembre scorso si è tolto la vita impiccandosi nella sua cameretta con la cordicella di una trottola, poche ore prima dell’inizio del nuovo anno scolastico.
La procura di Cassino, guidata dal procuratore Carlo Fucci, ha aperto un fascicolo contro ignoti per istigazione o aiuto al suicidio e ha disposto l’autopsia sul corpo del ragazzo. Sono stati sequestrati telefoni cellulari, computer del giovane e dei suoi coetanei, mentre i carabinieri continuano ad ascoltare persone informate sui fatti e indagano su possibili episodi di cyberbullismo emersi da chat e social network.
Oggi gli ispettori del Miur, inviati dal ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, hanno visitato l’istituto scolastico per approfondire le circostanze che hanno preceduto la tragedia. Questa mattina i genitori del ragazzo sono stati ascoltati dai carabinieri per fornire dettagli sulla vicenda. Il fratello maggiore, Ivan Roberto Mendico, ha dichiarato che le persecuzioni subite dal giovane non sono state adeguatamente affrontate: “Verranno ascoltati i miei genitori per chiarire cosa ha scatenato la tragica decisione di Paolo, legata ad episodi di bullismo mai segnalati o gestiti dalla scuola.”
Episodi di bullismo e lettere del fratello
Secondo quanto riportato dal fratello, Paolo subiva vessazioni fin dalle elementari: soprannomi come “Paoletta” o “femminuccia” per i suoi capelli biondi lunghi, aggressioni in bagno e scherni anche da parte di insegnanti, oltre a ripetute vessazioni online che lo isolavano dai compagni. Ivan ha inviato una lettera al ministro Valditara, alla premier Giorgia Meloni e a Papa Leone XIV, denunciando la lunga serie di abusi e discriminazioni.
Paolo era un ragazzo sensibile e appassionato: suonava basso e batteria, amava pescare con il padre, otteneva buoni risultati a scuola ed era benvoluto da chi lo conosceva davvero. Nonostante i cambi di scuola per sfuggire alle angherie, le persecuzioni sono continuate fino al liceo. La sera prima della tragedia, Paolo aveva scritto ai compagni: “Conservatemi un posto in prima fila a scuola”, un messaggio che oggi assume un significato tragicamente premonitore.
Le indagini proseguono per chiarire dinamiche e responsabilità , mentre la comunità locale resta profondamente colpita dalla perdita del giovane studente.
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