WASHINGTON – Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha ufficializzato nuovi accordi commerciali con Giappone e Filippine, segnando un’ulteriore svolta nella politica protezionistica che caratterizza il suo secondo mandato. Gli accordi prevedono l’introduzione di dazi del 15% sulle importazioni dal Giappone e del 19% su quelle provenienti dalle Filippine, a partire dal 1° agosto.
Dazi e investimenti record: il piano USA-Giappone
Secondo quanto dichiarato da Trump sulla sua piattaforma Truth Social, l’intesa con Tokyo prevede un aumento dei dazi dal 10% al 15% su gran parte dei prodotti giapponesi, con una riduzione selettiva delle tariffe per il comparto automobilistico, dove finora erano in vigore imposte del 25%. Un gesto distensivo verso un settore strategico per il Giappone, che impiega circa l’8% della forza lavoro nazionale.
In cambio, il Giappone si impegna a investire circa 550 miliardi di dollari negli Stati Uniti, secondo Trump. Una cifra definita “storica”, che dovrebbe generare “centinaia di migliaia di posti di lavoro” negli Stati Uniti. Il presidente ha aggiunto che il 90% dei benefici economici dell'accordo andrà a vantaggio degli americani.
Tra i punti chiave dell'intesa, c’è anche una maggiore apertura del mercato giapponese a beni statunitensi, in particolare veicoli, riso e prodotti agricoli.
Anche le Filippine colpite dalle nuove tariffe
Simile l’accordo con le Filippine, che vedrà l’applicazione di dazi del 19% sulle importazioni verso gli Stati Uniti. Non sono stati forniti, al momento, dettagli sugli eventuali ritorni in termini di investimenti o concessioni da parte di Manila.
Gli altri partner coinvolti
Trump aveva lanciato un ultimatum a diversi partner commerciali internazionali, minacciando nuovi dazi se non si fosse trovato un accordo entro fine luglio. Finora, oltre a Giappone e Filippine, sono stati raggiunti accordi anche con Regno Unito, Vietnam e Indonesia.
Analisi e reazioni
L’annuncio è destinato a far discutere, soprattutto per le tensioni potenziali con l’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC) e per gli effetti che l’aumento dei dazi potrebbe avere sui consumatori statunitensi. Tuttavia, Trump continua a sostenere che queste misure servano a "riequilibrare i rapporti commerciali" e a riportare lavoro e ricchezza all'interno degli Stati Uniti.
Gli analisti restano cauti: se da un lato i maxi-investimenti annunciati potrebbero favorire l'economia statunitense, dall’altro i dazi rischiano di innescare ritorsioni e creare nuovi ostacoli nel commercio globale.
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