Un esperimento del ricercatore brasiliano Átila Soares da Costa Filho ricostruisce digitalmente il capolavoro rinascimentale com’era 500 anni fa, prima dei restauri e delle manipolazioni moderne.
BARI — Il volto enigmatico del Salvator Mundi, l’opera più discussa (e costosa) della storia dell’arte, è tornato alla luce così come forse appariva agli occhi del Rinascimento. A renderlo possibile è stato l’utilizzo dell’intelligenza artificiale, in uno studio pionieristico condotto da Átila Soares da Costa Filho, autore, ricercatore e storico dell’arte brasiliano.
Utilizzando la piattaforma Luminari, un software sperimentale che integra reti neurali convoluzionali e un sofisticato sistema di riconoscimento artistico, Soares ha ricostruito in digitale il “Salvator” in una versione anteriormente a qualsiasi restauro, risalente dunque al XVI secolo. Il lavoro – affascinante e controverso – è stato presentato in anteprima lo scorso maggio a Brescia, durante il simposio internazionale Dominus Mundi, davanti ad alcune delle massime autorità mondiali su Leonardo da Vinci.
Un'opera tra mito, scienza e mercato
Dipinto tra il 1506 e il 1513, forse su commissione di Luigi XII di Francia, il Salvator Mundi è stato oggetto di accesi dibattiti per secoli: disperso, ritrovato, restaurato pesantemente tra il 2007 e il 2013 dalla restauratrice Dianne Modestini, e infine venduto per 450 milioni di dollari nel 2017 al principe saudita Mohammed bin Salman. L’opera, attribuita (con riserva) a Leonardo da Vinci, sarebbe oggi custodita in un caveau a Ginevra, in attesa di una mostra permanente nel futuro museo Louvre-Riad.
Ma come appariva davvero prima degli interventi moderni? È questa la domanda a cui ha voluto rispondere Átila Soares da Costa Filho.
La tecnologia Luminari: quando l'arte incontra la scienza
Luminari è un sistema sviluppato per verificare l’autenticità delle opere attraverso il confronto tra le caratteristiche stilistiche di un dipinto e il corpus noto di un determinato artista. Non si tratta di una semplice analisi visiva: il software elabora milioni di dati e parametri, addestrandosi su set bilanciati tra opere riconosciute e test, riuscendo perfino a compensare la scarsità di produzione – come nel caso di Leonardo, autore di appena 15 dipinti universalmente accettati.
Nella nuova versione, la piattaforma ha impiegato oltre 10 miliardi di parametri, inclusi “token interni” capaci di analizzare tratti fisiognomici, proporzioni e materiali pittorici storicamente compatibili.
“Non sostituiamo l’occhio del connoisseur,” spiega Soares, “ma forniamo uno strumento in più, scientifico e oggettivo, utile soprattutto nei casi limite.”
I risultati: un volto svelato
Il confronto tra il volto del Salvator Mundi post-restauro e quello “originario” ricostruito dall’intelligenza artificiale mostra differenze sottili ma significative: un volto più dolce e armonico, meno rigido nei contorni, con dettagli cromatici e luminosi coerenti con le tecniche leonardesche. In particolare, le analisi hanno evidenziato un’elevata compatibilità tra l’impostazione fisionomica del volto e altri soggetti leonardeschi, come il San Giovanni Battista.
Un'immagine del confronto – con l’originale a sinistra e la ricostruzione a destra – è stata diffusa da Wikimedia Commons in collaborazione con il ricercatore stesso.
Una carriera votata all’arte invisibile
Átila Soares non è nuovo a imprese del genere. Già autore della ricostruzione del volto della Vergine Maria sulla base della Sindone di Torino, ha applicato la sua tecnologia anche a opere di Michelangelo, come testimoniato dalla rivista scientifica Conservation Science in Cultural Heritage, edita dall’Università di Bologna con il supporto di importanti atenei italiani e spagnoli.
Membro di prestigiose istituzioni come la Mona Lisa Foundation di Zurigo, la Fondazione Leonardo da Vinci di Milano e il Centro Studi Leonardeschi di Varese, Soares da Costa Filho continua a proporre un nuovo paradigma: quello in cui la tecnologia non sostituisce l’arte, ma la rivela, nelle sue dimensioni più profonde e perdute.
Per approfondire il lavoro del ricercatore:
👉 Sito ufficiale Átila Soares
👉 Articolo scientifico su Conservation Science in Cultural Heritage
Traduzione di Valéria Vicentini
Immagini: Wikimedia Commons / Átila Soares
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