KIEV – Uno spiraglio di tregua si apre sul fronte della guerra in Ucraina, con segnali distensivi lanciati da Mosca e rilanciati da Washington. Il presidente russo Vladimir Putin si è detto disponibile a un cessate il fuoco, seppur con tempistiche non immediate e senza limiti prestabiliti come i 30 giorni ipotizzati da alcune fonti. A rilanciare l’iniziativa è stato il presidente Usa Donald Trump, già protagonista di un colloquio telefonico di oltre due ore con lo stesso Putin.
Secondo quanto reso noto da Trump, Kiev e Mosca sarebbero pronte a "iniziare immediatamente" una fase di negoziati per giungere a una tregua e avviare un percorso condiviso per "la fine della guerra". Nessun dettaglio concreto, però, è stato diffuso sull’effettiva portata dei colloqui né sulle condizioni poste da Mosca o Kiev.
Dalla Russia si parla della possibilità di un memorandum tra le parti, su cui si starebbe lavorando in queste ore. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, informato da Trump, avrebbe espresso disponibilità a valutare l'offerta russa, pur senza assumere impegni definitivi.
Il Cremlino, per voce del portavoce Dmitry Peskov, ha confermato che i contatti sono stati ristabiliti tra le due sponde del conflitto, ma ha precisato che la sede dei nuovi negoziati non è ancora stata definita. Peskov ha ringraziato anche il Vaticano, citato da Trump come potenziale mediatore e possibile luogo neutrale per gli incontri, ma ha chiarito che non è stata ancora presa una decisione ufficiale.
Il ritorno del dialogo diretto, anche se ancora fragile, segna un passaggio potenzialmente decisivo in un conflitto che dura da oltre due anni. Tuttavia, permangono molte incognite: dall’effettiva volontà delle parti di arrivare a un compromesso duraturo, alle condizioni politiche, militari e territoriali che saranno oggetto del negoziato.
Il mondo guarda ora a questi primi segnali con cauto ottimismo, in attesa di capire se si tratti di un vero inizio di svolta o solo di una parentesi diplomatica destinata a rimanere senza seguito.
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