VITTORIO POLITO - Il 14 febbraio si celebra San Valentino, sacerdote
romano, martirizzato nel 270 per aver convertito il prefetto Asterio e tutta la
sua famiglia. Flagellato e decapitato, Valentino fu sepolto lungo la via
Flaminia, dove sorse la Basilica a lui dedicata.
Quali l’origine della festività degli innamorati? Molti lo attribuiscono al
tentativo della Chiesa cattolica di porre fine ad un popolare rito pagano per la
fertilità. Fin dal IV secolo a.C. i romani pagani rendevano omaggio, con un
singolare rito annuale, al dio Lupercus. I nomi delle donne e degli uomini che
adoravano questo dio erano messi in un’urna e opportunamente mescolati.
Un bambino sceglieva a caso alcune coppie che per un intero anno
avrebbero vissuto in intimità affinché il rito della fertilità fosse concluso.
L’anno successivo il rito si ripeteva con altre coppie. Determinati a mettere
fine a questa ottocentesca pratica, i padri precursori della Chiesa cercarono
un santo “degli innamorati” per sostituire il deleterio Lupercus. Così trovarono
in San Valentino un probabile candidato. La popolarità di San Valentino,
quale patrono degli innamorati, è attribuita anche ad altre storie e curiosità
nelle quali sono interessati bambini, colombi ed anche l’Amleto di
Shakespeare.
San Valentino coltivava un grande giardino affiancato ad un prato,
consentendo ai bambini di giocare liberamente. Egli si affacciava di tanto in
tanto dalla sua cappella per sorvegliarli e deliziarsi della loro chiassosa
vivacità. Quando calava la sera egli scendeva in giardino incontrava i bambini
e, benedicendoli, dava a ciascuno un fiore con la raccomandazione di
portarlo alla mamma, alimentando così il rispetto per i genitori.
Un giorno, mentre era nel suo giardino a Terni, vennero dei soldati e lo
imprigionarono per fargli scontare una condanna a vita inflittagli da un cattivo
re. Valentino pensò ai suoi bambini che voleva molto bene e che non
avrebbero più potuto giocare in un luogo sicuro. Allora ci pensò la
Provvidenza che fece fuggire da una gabbia del suo giardino, per colpa di un
distratto custode, due colombini che si posarono sulle sbarre della sua
finestra del carcere. Valentino li riconobbe, li prese tra le mani, li accarezzò e
legò al loro collo un biglietto ed una chiavetta. I colombini tornarono al
giardino e trovarono i parenti dei bambini che furono felici del loro ritorno, ma
soprattutto per il biglietto sul quale era scritto: “A tutti i bambini che amo… dal
vostro Valentino” e la chiavetta che consentì loro aprire il giardino per far
tornare i piccoli a giocare.
San Valentino è ricordato anche nell’Amleto di Shakespeare che nel terzo
atto è citato da Ofelia. La giovane donna è alla presenza della madre di
Amleto, Geltrude e del suo patrigno il re Claudio, che così recita:
Diman ricorre San Valentino,
io, che son verginella,
vengo per tempo alla sua finestra
per esser la sua bella.
Sorse ei dal letto, mise il farsetto,
l’uscio di stanza aprì;
entrò la vergine, che mai più vergine di fuori non uscì.
Interrotta per un attimo dal re Ofelia riprende:
O buon Gesù, misericordia,
oibò, e che vergogna!
Lo fanno i giovani, se ci trovano;
perdinci, abbiam rampogna!
Dice la tosa, mi volevi sposa
prima di stendermi sul dorso.
Dopo San Valentino, festa degli innamorati, oggi in virtù della “par condicio” è
stata istituita anche la festa di San Faustino, protettore dei ‘single’. E, dal
momento che essere ‘single’ è diventata quasi una norma, e non mi riferisco
solo ai pensionati abbandonati al loro destino, ma a persone, anche
professionalmente impegnate, che per scelta di vita o per difficoltà ad
incontrare una gradevole compagnia, restano soli, un breve cenno merita
anche San Faustino, che si festeggia, guarda caso, il 15 febbraio, come per
una ideale continuità.
Al di là di quello che prescrive il calendario, i due martiri (Faustino e Giovita)
sono raffigurati spesso in veste militare romana con la spada in un pugno e la
palma del martirio nell’altra, in altre raffigurazioni sono in vesti religiose,
Faustino da presbitero, Giovita da diacono. Di storico vi è l’esistenza dei due
giovani cavalieri, convertitisi al cristianesimo, tra i primi evangelizzatori delle
terre bresciane e morti martiri tra il 120 ed il 134, al tempo di Adriano. Il loro
culto si diffuse verso l’VIII secolo, periodo in cui fu scritta la leggenda, prima a
Brescia e poi per mezzo dei longobardi in tutta la penisola ed in particolare a
Viterbo. Così anche i cuori solitari hanno il loro buon protettore.
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