ANZOLA DELL'EMILIA – I Carabinieri della Stazione di Anzola Emilia, in collaborazione con il Nucleo Ispettorato del Lavoro di Bologna, hanno eseguito un’ordinanza di arresti domiciliari nei confronti di un uomo di circa trent’anni, di origine marocchina e residente in provincia di Bologna. L’imprenditore è accusato di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, un fenomeno tristemente noto come caporalato.
Le indagini
L’inchiesta, coordinata dalla Procura della Repubblica di Bologna, è scaturita da un semplice controllo stradale. I Carabinieri hanno fermato l’uomo mentre guidava un autocarro con a bordo cinque lavoratori, vestiti con indumenti da lavoro sporchi di materiale edile. Successive verifiche hanno confermato che i passeggeri erano immigrati irregolari sul territorio italiano.
Interrogato sul posto, il trentenne ha ammesso di aver assunto i lavoratori in nero, giustificando la scelta con la difficoltà di trovare personale disposto a lavorare con regolare contratto.
Il modus operandi
Le indagini hanno rivelato un sistema ben strutturato. L’imprenditore reclutava lavoratori, per lo più suoi connazionali, presso un bar di Crevalcore. Questi operai, privi di documenti regolari, venivano impiegati in lavori edili giornalieri, con orari che andavano dalle 8:00 alle 18:00, per una paga di soli 50 euro al giorno.
Quattro delle vittime sono state identificate durante le indagini. Uno di loro, ascoltato dai Carabinieri, ha confermato il quadro ricostruito dagli investigatori, descrivendo il contesto di sfruttamento in cui era costretto a lavorare.
Le conseguenze
Sulla base delle prove raccolte, il Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Bologna ha emesso un’ordinanza di arresti domiciliari nei confronti dell’imprenditore.
Un fenomeno allarmante
L’episodio mette ancora una volta in luce la problematica del caporalato, che continua a colpire settori come l’edilizia e l’agricoltura, sfruttando persone in condizioni di vulnerabilità . Le forze dell’ordine, con il supporto degli ispettorati del lavoro, rimangono impegnate nel contrasto a questa piaga sociale, che lede non solo i diritti dei lavoratori, ma anche la concorrenza leale tra le imprese.
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