VERONA - Proseguono le indagini dei carabinieri per chiarire i dettagli di quanto accaduto venerdì pomeriggio in una villetta a Vago di Lavagno, in provincia di Verona. Secondo la ricostruzione della Procura, la dinamica del tragico evento sembra ormai chiara: Alessandra Spiazzi, da tempo affetta da problemi psicologici, avrebbe sparato al figlio 15enne, da poco rientrato da scuola, e successivamente si sarebbe tolta la vita con un colpo di pistola alla testa. Il ragazzo, colpito alla nuca, è ora in fin di vita.
Le indagini
Dopo ore di accertamenti, gli inquirenti hanno delineato un quadro drammatico. Al momento della sparatoria, il marito della donna e padre del 15enne si trovava in casa, ma non avrebbe assistito alla tragedia avvenuta in cucina. L’uomo è stato interrogato a lungo come testimone, fornendo elementi utili a ricostruire il contesto familiare. È emerso che Alessandra Spiazzi soffriva da tempo di problemi psicologici, per i quali era seguita da specialisti. Negli ultimi mesi, però, pare avesse smesso di prendere i farmaci e aveva saltato le visite mediche. Tuttavia, secondo gli inquirenti, non c'erano stati segnali che facessero presagire un simile epilogo.
Determinante è stata la prova dello stub – l’esame che rileva tracce di polvere da sparo – che ha confermato la presenza di residui di esplosione sulle mani della donna, escludendo l’intervento di altre persone. Non ci sono, infatti, altri indagati.
Le condizioni del 15enne
Il figlio di 15 anni, colpito da un proiettile alla nuca, è stato trasportato d’urgenza all’ospedale Borgo Trento di Verona, dove versa in condizioni disperate. Secondo il bollettino medico, il ragazzo è ricoverato nel reparto di neurorianimazione e le sue condizioni rimangono gravissime. "Sostenuto farmacologicamente e meccanicamente in tutte le funzioni vitali", il giovane è arrivato in ospedale in condizioni già critiche ed è stato immediatamente sottoposto a terapie di supporto massimale. Purtroppo, le speranze di salvezza sono minime.
Chi era Alessandra Spiazzi
Alessandra Spiazzi, centralinista in pensione, era nota per il suo impegno nel sociale. Attiva nel volontariato, partecipava a diverse iniziative nell’associazione "Mamme volenterose di Lavagno", che si occupa di contrasto alla violenza e sostegno alla comunità . Solo lo scorso anno, la donna aveva promosso una camminata nel paese contro la violenza sulle donne, in memoria del femminicidio di Giulia Cecchettin.
Nonostante le difficoltà personali, Spiazzi era considerata una madre devota. Il figlio 15enne, descritto come uno studente brillante e appassionato di sport, frequentava il liceo e partecipava attivamente alle attività parrocchiali. I successi scolastici del giovane erano motivo di orgoglio per la madre, secondo quanto raccontano amici e conoscenti.
Il procuratore di Verona, Raffaele Tito, ha dichiarato che l’ipotesi più probabile resta quella del tentato omicidio del ragazzo da parte della madre, seguita dal suicidio. Un "dramma familiare" che ha scosso profondamente la comunità di Vago di Lavagno, lasciando un segno indelebile.
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