(via quirinale) |
Dopo il settennato di Sergio Mattarella, in Italia ci si prepara ad eleggere il nuovo Presidente della Repubblica. Sarà a partire dalla seconda metà di gennaio – nello specifico, salvo cambiamenti, dal giorno 17 in poi che si darà il via alle votazioni per eleggere il nuovo inquilino del Colle. Ma qual è il termometro che politico in vista del grande giorno? Ne parliamo con Alessandro Nardelli, giornalista ed opinionista.
- Politica e Quirinale, il grande botto, o il grande rimbrotto?
Sarà sull’elezione del prossimo inquilino del Colle, che la politica nazionale si giocherà quella poca credibilità pubblica rimasta agli occhi dei cittadini. La situazione è chiara, o si trova un accordo, e non è affatto scontato, o ritornerà tutto nelle mani dell’attuale Capo dello Stato. Se la politica dovesse fallire, a mio parere ci potrebbe essere un Mattarella BIS fino a fine legislatura. Se si analizza a fondo il discorso di fine anno dell’attuale Presidente della Repubblica, c’è un’affermazione abbastanza chiara, “Evitare pericolosi salti nel vuoto”, quindi in caso di stallo, penso che lo stesso Mattarella si farebbe da garante della stabilità politica.
- Renzi lo scorso novembre ha affermato: "Draghi può fare tutto, ma sul Quirinale qualcuno ci ha perso l’osso del collo".
Ha pienamente ragione. Non dimentichiamo che 7 anni fa, in un colpo solo, sono saltati in aria Romano Prodi e Pierluigi Bersani. La politica è fatta di numeri, quindi, piaccia o non piaccia, Matteo Renzi, regista dell’elezione di Sergio Mattarella come Presidente della Repubblica, sarà nuovamente decisivo per l’elezione del prossimo Capo dello Stato. Sfido chiunque a smentirmi. La politica dovrà per forza fare i conti con Renzi, che, ricordo a chi ci legge, con il suo 3 % circa, ha mandato a gambe all’aria un Governo, quello di Conte, ma, soprattutto, è stato il vero ispiratore del Governo Draghi.
- E intanto D’Alema manifesta l'intenzione di ritornare nel PD, sciogliendo di fatto Articolo 1.
Una scelta che non mi sorprende, volta a creare una frattura all’interno dei democratici. Mi dispiace soltanto per tutti coloro che hanno creduto che, poco più a sinistra del PD ci potesse essere vita propria. Mi verrebbe da dire, D’Alema “Se lo conosci lo eviti”. Il lider maximo, che da sempre, è stato avvezzo a spaccare più che unire, parla di un PD guarito dal renzismo, ma il dato di fatto è uno, il PD non può fare a meno dei moderati e questo Letta lo sa.
- Il Movimento 5 Stelle invece che farà?
Sarà fondamentale la figura del Ministro Di Maio, che, come noto, mal sopporta l’arrivismo di Giuseppe Conte. Le nomine Rai sono state sintomatiche, nel Movimento c’è una guerra interna, che potrebbe esplodere in tutta la sua potenza durante le votazioni per il prossimo Presidente della Repubblica.
- Secondo lei come finirà?
Fino a ieri le avrei detto Draghi al Colle e Franco al Governo, una “Continuità nella discontinuità”, da sempre il cavallo di battaglia della DC. Il probabile passaggio di D’Alema nel PD, però, come già detto, ha scompaginato le carte. Con la sua affermazione “L’idea che il presidente del consiglio si auto-elegge Capo dello stato e nomina un altro funzionario del ministero del Tesoro al suo posto, mi sembra una prospettiva non adeguata per un grande paese democratico come l’Italia”, l’ex Premier ha voluto marcare il territorio, ma a discapito del PD. Casini potrebbe essere una buona soluzione, un moderato che metterebbe d’accordo tutti, ma come si dice: “Chi entra papa in conclave, esce cardinale”. Chissà che non si giunga ad una soluzione simile a quella che ha portato Mattarella al Colle 7 anni fa.
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