Università: parte il "Corso di laurea sulla riduzione dei rischi delle calamità naturali"


ROMA
– È stato presentato uno studio di fattibilità per un campus universitario destinato ad un "Corso di laurea sulla riduzione dei rischi delle calamità naturali e sulla formazione di esperti in protezione civile". Lo studio si inquadra in una attività di ricerca più ampia condotta dalla società d’ingegneria Bocci And Partners SRL di San Ginesio, in partnership con l’Università di Camerino (UNICAM).

L’idea prende le mosse da un’altra attività di ricerca intitolata "Proposta di un modello di ricostruzione post-sisma e linee guida per l’istituzione di una legge quadro", una ricerca ispirata all’evento sismico delle 2016 ed elaborata in collaborazione con la prof.ssa Lucia Ruggeri (UNICAM) e la dott.ssa Silvia Montecchiari.
In quella circostanza era emerso che, per l’ennesima volta, dopo molteplici terremoti, si andava a riscrivere una normativa che già doveva essere disponibile ed appartenere ad una carta nazionale delle calamità naturali e catastrofi. Ovvero la tanto attesa legge quadro.
E per l’ennesima volta, in mancanza di un quadro normativo di riferimento, si è percorso il calvario della creazione di un impianto normativo ex novo la cui elaborazione è durata molti anni e la sperimentazione è avvenuta sul campo, provocando disagi ed incomprensioni a tutti gli attori della ricostruzione (tecnici, pubblica amministrazione, imprese, ecc.), allungando enormemente i tempi con un conseguente sperpero di denaro pubblico ed esasperazione degli animi.
Nel frattempo, durante questa confusione istituzionale, si è inserita anche la tragedia della pandemia Covid-19 con tutte le sue problematiche. La tragedia sismica si è accavallata ad una ulteriore calamità che, secondo il manifesto di Sendai (Giappone- stilato dalle Nazioni Unite nel 2015), va classificata nel "rischio sanitario". Anche in questo caso si è svelata in maniera eclatante la mancanza di una normativa base per fronteggiare l’emergenza per questo specifico settore.
Pertanto ci siamo resi conto che il quadro normativo che stavamo elaborando per il sisma si sarebbe dovuto inquadrare in un ambito più vasto. Vale a dire contestualizzato in un "sistema di protezione civile globale" ed esteso anche alle altre calamità classificate dal protocollo sopracitato come: Rischio sismico, vulcanico, meteo-idro, maremoto, incendi, sanitario, ambientale, nucleare, industriale.
La ricerca, originariamente circoscritta al sisma, via via si è sviluppata assumendo un ambito di riferimento più esteso coscienti che, per affrontare tutte le tipologie di catastrofi che convenzionalmente si rifanno al manifesto di Sendai, occorre un sistema orchestrato a livello planetario.
Prevedere le pandemie, così come i terremoti ed altre calamità naturali è pressoché impossibile. Almeno per ora. Ma è possibile ridurre i rischi che determinano tali catastrofi limitandone i danni. Da questo assunto s’impone l’imperativo morale per i Governi di creare un sistema strutturato capace di affrontare le 3 fasi che presiedono la riduzione dei rischi: prevenzione, emergenza e ricostruzione.
Oggi si parla tanto di "transizione ecologica", ma la stessa potrà veramente avere successo se si coniuga alla prima fase. Vale a dire alla "prevenzione".
E questi obiettivi possono essere conseguiti, evitando le distonie organizzative cui stiamo assistendo, solo se ci si organizza in maniera coordinata ed a livello globale. Le recenti calamità testimoniano questa realtà, e la ricostruzione del terremoto del 2016, nonostante le ingenti risorse stanziate, non riesce a decollare. Dopo cinque anni inoltre ancora si stanno elaborando le normative per la ricostruzione.
Il "sistema" per fronteggiare questa calamità doveva essere disponibile già da prima del suo verificarsi. Un sistema che, oltre a provvedere all’emergenza ed alla ricostruzione, avrebbe dovuto considerare le strategie per il rilancio delle aree colpite.
L’esperienza principe che dimostra quanto sia importante essere preparati anticipatamente al verificarsi di una catastrofe è la pandemia in corso Covid-19. Oggi ci si chiede se esisteva un piano pandemico, se era stato aggiornato, ecc. E la polemica sta montando in toni molto aspri. Comprensibilmente. Ma io aggiungerei che il piano pandemico oltre ad esistere doveva essere esteso a livello mondiale, e soprattutto non relegato a mero atto formale, burocratico, ma assunto come strumento efficace e gestito da un valido sistema di protezione civile globale. Cosa ha fatto l’Organizzazione Mondiale della Sanità, ha mai formulato una tale proposta? Lo sta facendo ora? A me sembra di no! E questo discorso vale per tutte le calamità.
Per questo motivo, per iniziare a lavorare sulla creazione di un sistema di protezione civile globale occorre partire da una proposta concreta. Non c’è più tempo ! Ci saranno altri terremoti, altre pandemie. E da questo studio di fattibilità può essere avviato un dibattito finalizzato alla creazione di questo sistema.
San Ginesio è la città più legittimata a proporre questo progetto, essendo il paese natale di Alberico Gentili considerato "padre del diritto internazionale".
Ed oggi questa opportunità si può materializzare con la costruzione di un modernissimo campus sede di un corso universitario sulle calamità naturali e catastrofi.
Un moderno corso di laurea che formi professionalità capaci di prevenire e gestire le emergenze dei disastri e le ricostruzioni ad esse conseguenti.
Un innovativo corso di laurea che, per la sua promozione e posizionamento nel "mondo culturale e accademico", potrà avvalersi dei "brands" che San Ginesio già possiede. E primo fra tutti il Centro Studi Gentiliani. Una eccellenza che potrà fungere da leva per promuovere l’iniziativa attraendo studenti e ricercatori da tutto il mondo e conferendo alla Scuola un respiro di carattere internazionale.
Sicuramente Alberigo Gentili, se vivesse oggi, approverebbe con entusiasmo tale iniziativa e riscriverebbe il suo "De iure belli" incentrandolo sulla creazione di un sistema di protezione civile giuridicamente orchestrato a livello globale. Una organizzazione mondiale cui ogni Paese dovrebbe aderire attraverso i trattati.
Oggi non ci sono più le guerre, almeno intese nel senso tradizionale del termine, ma esistono conflitti che provocano altrettanti morti e distruzione: le calamità naturali, le pandemie, il cambiamento climatico. Di conseguenza occorre un diritto internazionale che si interessi non solo di guerre e di pace, bensì focalizzato sulla costituzione di un nuovo ordine mondiale. Un nuovo ordine rispettoso delle autonomie e delle identità nazionali, ma ancorato su una seria organizzazione globale garante della sicurezza civile e volta alla riduzione dei rischi che generano le catastrofi e alla loro ripresa economica e sociale. In estrema sintesi un nuovo ordine basato su un moderno sistema di protezione civile mondiale, che dia finalmente seguito al manifesto di Sendai (Giappone) stilato dalle Nazioni Unite nel 2015.
Su questa base giuridica potrebbe sorgere, anzi, risorgere un nuovo umanesimo. E questo può avvenire se si ripropongono le stesse condizioni socio-politiche che hanno favorito il Rinascimento di altre epoche dell’umanità, caratterizzate dalla certezza del diritto e dalla pace sociale garantita da un sistema giuridico solido. 
Molte delle istituzioni e personaggi politici ad ogni livello, compresi parlamentari, ai quali è stato illustrato questo studio hanno manifestato un profondo interesse. Le condizioni ci sono, ma occorre una forte spinta politica e culturale affinché possa decollare. Una spinta che potrebbe avere la sua propulsione nelle risorse del Recovery Fund, vista la natura fortemente strutturale dell’iniziativa e considerata la necessità di mettere in campo progetti visionari per dare una svolta alle criticità e contraddizioni accumulate nel secolo scorso.
In ogni caso, affinché la stessa venga realizzata, nonostante possa sembrare visionaria, la società Bocci & Partners SRL, insieme agli Atenei che decideranno di continuare a collaborare, porterà avanti l’iniziativa finché troverà il giusto avvio sia per quanto riguarda il campus universitario, ma soprattutto per quanto riguarda l’insorgenza di un dibattito ad ogni livello foriero ed ispiratore della costituzione del sistema di Protezione Civile mondiale sopradescritto.
A tale scopo è stato istituito un sito web intitolato "Active Sendai", vale a dire "occorre dare seguito ed attuazione al manifesto di Sendai".



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