A fronte della crisi del comparto immobiliare, il gruppo Statuto ha orientato il proprio business, nel tempo, verso la gestione di alberghi di lusso a Venezia, Milano e Taormina.
Dalle delicate indagini condotte dal Nucleo di polizia economico-finanziaria, è emerso che gli arrestati avrebbero distratto dal patrimonio della fallita società oltre 8 milioni, relativi a un credito vantato verso la società controllante, la Michele Amari, trasferendolo fittiziamente a due società con sede in Lussemburgo appartenenti allo stesso gruppo e rendendolo – come si legge nel provvedimento – "di fatto irrecuperabile, mediante un complesso intreccio di negozi giuridici fraudolenti, indice dell'elevata professionalità degli indagati".
In particolare, il credito, inizialmente costituito da somme giacenti su un rapporto di conto corrente cointestato a due società , sarebbe stato "trasformato - spiegano ancora gli investigatori - in un finanziamento fruttifero infragruppo concesso, in successione, a due persone giuridiche anonime lussemburghesi con una situazione economico-patrimoniale estremamente compromessa".
I fatti contestati ai due imprenditori – accusati di aver occultato parte della documentazione contabile – avrebbero provocato il dissesto e il successivo fallimento della “Brera”, dichiarato nel 2016, con un passivo pari a oltre 32 milioni di euro, gran parte dei quali nei confronti del fisco.
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