Durante una conferenza stampa con i media stranieri, domenica il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha dichiarato che l’obiettivo di Israele non è occupare Gaza, ma “liberarla da Hamas”. Il premier ha illustrato il piano israeliano in cinque punti per l’operazione militare in corso, difendendo la decisione di prendere il controllo di Gaza City, nonostante le ampie condanne internazionali, anche da parte degli alleati occidentali. “Contrariamente a quanto si possa pensare – ha affermato Netanyahu – questo è il modo migliore per porre fine alla guerra rapidamente”.
In risposta, Hamas ha definito le parole di Netanyahu una “serie di bugie” e ha criticato duramente la posizione israeliana.
Anche la comunità internazionale ha manifestato preoccupazione. Miroslav Jenča, Segretario generale aggiunto dell’ONU per Europa, Asia centrale e Americhe, ha espresso timori riguardo alla “pericolosa escalation del conflitto” legata alle ultime decisioni del governo israeliano.
Nel frattempo, il ministero della Salute di Gaza, controllato da Hamas, ha segnalato che negli ultimi 24 ore cinque persone sono morte a causa di fame e malnutrizione, tra cui due bambini. Dall’inizio delle ostilità, le vittime di queste cause sono 217, di cui 100 bambini, secondo un comunicato pubblicato su Telegram.
Sul fronte diplomatico, l’Italia, insieme a Germania, Gran Bretagna, Francia e altri cinque Paesi, ha firmato un documento che respinge con forza il piano israeliano di un’ulteriore operazione militare su larga scala nella Striscia di Gaza. Il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani, insieme ai colleghi europei, ha ribadito la necessità di un cessate il fuoco immediato e permanente e di una soluzione negoziata basata sulla creazione di due Stati. Anche la Russia ha condannato l’azione israeliana.
Intanto, a Ibiza si è tenuto un incontro tra l’inviato USA Witkoff e il premier del Qatar per discutere della crisi. A Tel Aviv migliaia di persone sono scese in piazza per protestare contro Netanyahu e la sua gestione della guerra.
La situazione rimane altamente tesa e incerta, con la comunità internazionale che continua a sollecitare un dialogo e la fine delle ostilità.
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