Anthony Loewenstein al Wired Next Fest 2024 di Milano racconta come la tecnologia avanzata di Israele 'sta togliendo la libertà ai palestinesi'


MILANO
- La Palestina è diventata un vero e proprio banco di prova per l'industria militare israeliana. Antony Loewenstein, giornalista indipendente e autore del libro-inchiesta Laboratorio Palestina ha portato alla luce questa realtà oscura in diretta al Wired Next Fest 2024 di Milano, spiegando come la sofferenza dei palestinesi si tramuta in profitti per l'industria bellica israeliana. Una spirale perversa di violenza e oppressione, mascherata da "necessità di sicurezza", che alimenta il mercato globale delle armi e della sorveglianza di massa. "Nei territori palestinesi occupati, Israele sta testando armi, tecnologie di sorveglianza, droni, tattiche e metodi di repressione. Queste guerre rappresentano infatti degli scenari ideali in cui vengono sperimentate nuove modalità di controllo e monitoraggio che possono poi diventare strumenti strategici da vendere all'estero" spiega Loewenstein. La Palestina è il luogo perfetto per questi "affari" dell'industria bellica israeliana perché non esiste più una soglia di legalità.

"Fin dagli anni Cinquanta Israele ha iniziato a vendere armi ad alcuni clienti, ad esempio la Germania. Poi nel 1967 hanno intensificato la militarizzazione per difendere la Cisgiordania, Gerusalemme Est e le alture del Golan. Non lo sappiamo con precisione ma si stima che almeno 140 paesi hanno comprato almeno un'arma da Israele". Uno scenario inquietante, in cui l'occupazione militare diventa anche un'opportunità economica per il complesso militare-industriale. "Tutti i palestinesi che vivono in Palestina, inclusa Gaza, Cisgiordania e Gerusalemme Est – circa 5 milioni di persone – sono costantemente sorvegliati: in ogni aspetto della loro vita. Tutte le comunicazioni, dalle email ai messaggi sono monitorati e raccolti dall'intelligence di Israele", spiega il giornalista. La situazione va avanti da decenni, ma le cose hanno preso una brutta piega all'inizio degli anni Duemila, quando la digitalizzazione è diventata sempre più preponderante. E si è arrivati ad oggi in cui riconoscimento facciale, i droni e l'intelligenza artificiale sono usati massicciamente dall'esercito israeliano".

Loewenstein racconta come in certe zone della Palestina, – come per esempio la città di Hebron – è in atto quella che possiamo considerare l'ultima espressione di apartheid, in cui una minoranza ebrea vive tutto sommato bene, mentre la maggioranza araba fa una vita terribile. "In questa città i soldati israeliani passano giornate intere sui loro device simili a smartphone tentando di raccogliere più informazioni possibili su ogni singolo palestinese, comprese le donne e i bambini, senza che questi abbiano dato il loro consenso. Poi usano questi dati per togliergli libertà fondamentali: ad esempio gli impediscono di fare certi spostamenti, come andare a trovare la propria famiglia in un'altra città, ma anche di recarsi sul proprio posto di lavoro. Senza neanche spiegare il perché lo fanno. Questo è quello che la tecnologia sta facendo in quei luoghi".

Gli israeliano fanno un grande uso anche dei droni, per controllare la popolazione palestinese. "I droni israeliani volano 24 ore su 24. Ho passato un po' di tempo a Gaza negli ultimi 15 anni e posso confermare che in quei luoghi, dovunque tu ti trova, senti in ogni momento il rumore di un drone lontano o vicino. Anche i bambini hanno imparato a riconoscere i diversi suoni delle armi solo ascoltando il rumore che fanno”. Molti stati guardano a Israele come un modello nella preparazione alla guerra, specie per le tecnologie avanzate che utilizzano. Come ad esempio nell'uso di Lavender, un database alimentato dall'intelligenza artificiale creato per identificare i membri sospetti di Hamas e della Jihad Islamica Palestinese come possibili target per un bombardamento, ma che ha anche ampli margini di errore nell'identificare i bersagli. Come spiega Loewenstein, un'altra area in cui Israele è molto avanzata in termini di tecnologia di sorveglianza sono gli spyware, virus informatici che possono attaccare smartphone e computer per sorvegliare i loro proprietari. “Quasi sicuramente Israele ha fatto uso del famoso software di sorveglianza Pegasus. E lo ha anche usato come un'arma diplomatica per farsi amici altri paesi, fornendo ai governi gli strumenti per il controllo della popolazione".

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