Aumentano i giovani inattivi, Italia ultima in Europa. Lepre: 'Così a rischio le filiere del made in Italy'


L’allarme lanciato da Confartigianato sull’aumento in Italia dei giovani inattivi, fa indossare al nostro Paese la maglia nera in Europa in merito ai cosiddetti Neet.

Infatti, secondo le analisi incrociate sul mercato del lavoro giovane, pare proprio che il comune denominatore del disagio sia proprio individuato nei giovani che non sono solo inattivi per piattezza del mercato di riferimento, ma proprio come scelta di vita. La cosa preoccupa e non poco, anche in considerazione del fatto che il problema, in alcune aree del Paese, si è acuito con l’arrivo del Reddito di Cittadinanza, e che oggi con le rimodulazioni legislative ha portato non poco scompiglio tra quelli che immaginavano una vita col sussidio e senza sudare. Dal rapporto si legge anche che la Lombardia è la Regione che offre ai giovani le condizioni migliori per lavorare e per fare impresa. Maglia nera per Molise, Sardegna, Calabria, Sicilia e Basilicata. Tra le province virtuose spicca Cuneo, mentre condizioni più difficili si registrano a Isernia, Foggia, Vibo Valentia, Siracusa e Taranto. "Una situazione del genere, da me più volte affrontata parlando dei Neet non solo rappresenta un pesante problema generazionale in senso sociologico, ma mette anche a rischio le filiere del made in Italy". Esordisce così il prof. Gianni Lepre, economista e Consigliere del ministro della Cultura con delega alle Imprese d’eccellenza dell’artigianato. "Le nuove generazioni già erano state disilluse da un approccio troppo propagandistico sul mercato del lavoro, poi dopo sono finite nel paradiso patinato del Reddito di Cittadinanza e del sussidio che potevano percepire anche senza fare nulla. Poi con il nuovo governo le regole sono cambiate, e adesso bisogna rimboccarsi le maniche se si vuol contribuire in maniera attiva al Sistema Paese. Tutto questo ha disorientato i giovani tanto da palesare la loro frustrazione sul versante lavoro. Siamo giunti così alla stazione che adesso sono milioni i giovani che non studiano, non lavorano e soprattutto non hanno alcun interesse a cercarne uno". L’analisi del prof. Lepre appare alquanto impietosa, ma è esattamente la verità del contesto sociale nel quale viviamo. Il noto economista che tra l’altro è anche presidente della Commissione Economia della Cultura del Consiglio nazionale dell’Ordine dei Dottori Commercialisti ha poi concluso: "L'anno europeo delle competenze sia l'occasione per cambiare il futuro dei nostri giovani, per donare loro una speranza concreta e soprattutto una missione, facendo leva sulla formazione, su un nuovo e intenso rapporto tra scuola e imprese per trasmettere il saper fare, su misure per sostenere la creazione d'impresa e il passaggio generazionale in azienda".

Posta un commento

0 Commenti