Ex Ilva, Uilm: "Nuovo piano non credibile nè praticabile. Inaccettabili migliaia di esuberi"

ROMA - “Quello che è stato firmato ieri tra ArcelorMittal e i commissari dell’ex Ilva non è un accordo ma un compromesso per andare avanti e superare il giudizio della Magistratura.  Il nuovo piano industriale non è né credibile nè praticabile in quanto prevede due società distinte, di cui una a partecipazione pubblica, che produrrebbe acciaio esclusivamente da forni elettrici, in presenza di gravi difficoltà di approvvigionamento dell’energia elettrica e gas, oltre a migliaia di lavoratori che difficilmente tornerebbero a lavoro dopo il 2023”. Lo dichiara Rocco Palombella, Segretario Generale Uilm, durante il suo intervento a “Dentro i fatti” su Tgcom 24.

“La situazione - continua il leader Uilm - potrebbe peggiorare se il 30 dicembre il Riesame confermerà lo spegnimento dell’altoforno 2. In questo caso ci troveremmo di fronte a una produzione di 3,6 milioni di tonnellate che comporterebbe oltre 3mila esuberi”.

“Da oggi fino al 2023  - prosegue - avremmo circa 6mila lavoratori in esubero che il Governo non sa come gestire. Non possono essere delle vere soluzioni quelle proposte da Patuanelli, ovvero un call center con 300 posti e Fincantieri con altri 100. E le altre migliaia di lavoratori che fine faranno?”.

“Dopo la firma dell’intesa tra ArcelorMittal e Commissari - sottolinea - nè un Ministro nè un Sottosegretario ci ha informato di quanto fosse stato previsto e realizzato. È un Governo che litiga continuamente al suo interno e che non è in grado di dare una posizione comune sul destino di migliaia di lavoratori e sul risanamento ambientale”.

“L’accordo del 2018 lo trovammo dopo un anno di trattativa - aggiunge - Ora come si farà a trovare in un mese? Il Governo sarà il responsabile degli esuberi, della mancanza di risanamento ambientale e della continuità produttiva”.

“Continueremo a chiedere al Governo - conclude - che non ci siano accordi pre confezionati. Vogliamo essere liberi di discutere senza paletti, partendo da tre princìpi fondamentali: zero esuberi, risanamento ambientale e vere prospettive lavorative. Non saremo corresponsabili di scempi che prevedono il disastro occupazionale e non dà un futuro a un’intera comunità“.