«Per giustificare il numero chiuso si parla sempre di meritocrazia, ma non si tiene conto delle differenze economiche che esistono» – ha dichiarato Paolo Spena, resp. università del FGC – «C’è chi viene da prestigiosi licei del centro e chi da scuole “di serie B”, chi prepara il test con corsi privati da 3000€ e chi passa l’estate a lavorare per pagarsi gli studi. Come si fa a parlare di merito se non si parte dalle stesse condizioni? Questi test, inoltre, servono a tagliare sulla sanità pubblica che oggi è in crisi per mancanza di organico, a tutto vantaggio del privato e in linea coi diktat della UE. Il saldo fra pensionati e neolaureati è negativo e ogni anno si perdono 800 medici mentre l’età media sale. In 10 anni i lavoratori della sanità sono calati di 22mila unità».
«Non è di questi test che gli studenti o l’università hanno bisogno» - conclude la nota - «Bisogna invertire la rotta su un’istruzione del tutto asservita a logiche di profitto e interessi privati. La gioventù comunista rivendica un’università pubblica accessibile a tutti indipendentemente dal reddito, inserita in una pianificazione nazionale che garantisca effettivamente alle nuove generazioni il diritto a un lavoro senza precarietà».
Dire “no” al numero chiuso significa opporsi a una università per pochi e ai tagli che stanno distruggendo il settore pubblico in questi anni, le stesse restrizioni che ha subito la sanità pugliese da parte dei governatori Vendola prima ed Emiliano poi.
Fronte della Gioventù Comunista – Puglia
0 Commenti