I fatti, nello specifico, riguardano una 37enne, che il giorno prima era stata ricoverata con la prospettiva di affrontare un parto naturale. La mattina degli eventi però, viene registrata una lieve sofferenza fetale, aggravata da una successiva somministrazione di ossitocina, dunque sorge la necessità di un parto cesareo urgente.
La donna viene portata nella sala di Ostetricia, che risulta occupata. In seconda battuta, si prova quindi la sala di Chirurgia Generale. Ma è a questo punto che sorge il problema: il primario sostiene che la sala non è utilizzabile perchè in programma un intervento di appendicite. Scoppia quello che è stato definito “l’alterco” tra i medici, riguardo chi debba avere la precedenza a operare. Alla fine, la donna viene operata alle 12.05, quando ormai per la nascitura è troppo tardi. L’intervento sul paziente con l’appendicite, che sembrava dovesse essere effettuato a minuti, avverrà ben tre ore dopo.
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