"Non sono un assassino. Con Amanda amore vero"

PERUGIA. "Sento nei miei confronti una persecuzione allucinante, senza senso". Lo ha detto Raffaele Sollecito durante il processo d'appello per l'omicidio Meredith.
"Mi hanno descritto come un assassino spiegato, non sono niente di tutto questo" ha aggiunto  Sollecito.
"Al momento io una vita reale non ce l'ho". A riferirlo Raffaele Sollecito concludendo con la voce rotta dalla commozione, la sua dichiarazione spontanea in corte d'assise d'appello di Firenze. Sollecito ha chiesto ai giudici di "correggere gli errori" commessi da chi lo ha condannato.
"Ho conosciuto Amanda e fu il mio primo vero amore. Fu tardi perché ero riservato" ha ricordato Sollecito durante l'udienza. "Quando avevamo 20 anni - ha sottolineato - c'era tutto nella nostra mente fuorché una visione di disprezzo dell'essere umano come ci descrive chi ci accusa".
"Non mi è mai piaciuto l'alcool e non andavo alle feste, anche se mi sono fatto qualche spinello, questo non ha cambiato la mia personalità ha aggiunto.
Sollecito, in aula in corte  d'assise d'appello a Firenze per il processo per l'omicidio di Meredith Kercher, "è provato ma sereno". Lo ha detto uno dei suoi difensori, l'avvocato Giulia Bongiorno.
Durante l'udienza verrà illustrata dai carabinieri del Ris l'esito di una perizia svolta su una traccia di dna trovata sul coltello che l'accusa ritiene essere quella usata per il delitto. In Aula è già seduto sui banchi degli imputati, per la prima volta in questo processo, Raffaele Sollecito. Sollecito sta consultando il computer e per il momento non ha voluto rilasciare dichiarazioni ai giornalisti. La perizia che sarà illustrata oggi in aula è su una traccia di dna trovata fra l'impugnatura e la lama, che sarebbe attribuibile ad Amanda Knox. (ANSA)

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