Autostrade siciliane: oltre 50 indagati


di BEATRICE GALLUZZO - Un collaudato sistema di liquidazioni illecite, un fiume di denaro che affluiva nelle tasche di dirigenti e di dipendenti del Consorzio sotto forma di incentivi progettuali per progetti mai terminati o addirittura inesistenti: questa è la situazione che ha portato alla luce l’operazione, denominata “Tekno”, scattata nelle prime ore di questa mattina, coordinata dalla direzione distrettuale antimafia di Messina e condotta dalla Dia di Catania.

Complessivamente nell’inchiesta, condotta dal capocentro della Dia Roberto Panvino, coordinata dal procuratore aggiunto di Messina Sebastiano Ardita, figurano cinquantasette indagati, e di questi ne sono stati individuati dodici che ricoprivano ruoli dirigenziali nel Consorzio e centrali in questa vicenda di malaffare. Per sei di questi ultimi è stata disposta come misura cautelare la sospensione di sei mesi dall’attività di pubblico ufficio o servizio, tra di essi, la sindaca del Comune di Montagnareale. Per i rimanenti sei il Gip ha disposto il sequestro preventivo di beni o saldi bancari per una somma equivalente a un milione di euro. Tutti sono indagati per i reati di truffa, abuso d’ufficio e falso ideologico.

La prima parte dell’inchiesta “Tekno”, nel 2014, aveva riguardato un appalto “truccato” per i lavori di videosorveglianza della A20 e la A18, e aveva portato a otto arresti domiciliari (tra cui il dirigente CAS Letterio Frisone). I reati di cui erano accusati gli indagati erano istigazione alla corruzione, turbata libertà degli incanti e induzione indebita a dare promettere utilità.

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