Complessivamente nell’inchiesta, condotta dal capocentro della Dia Roberto Panvino, coordinata dal procuratore aggiunto di Messina Sebastiano Ardita, figurano cinquantasette indagati, e di questi ne sono stati individuati dodici che ricoprivano ruoli dirigenziali nel Consorzio e centrali in questa vicenda di malaffare. Per sei di questi ultimi è stata disposta come misura cautelare la sospensione di sei mesi dall’attività di pubblico ufficio o servizio, tra di essi, la sindaca del Comune di Montagnareale. Per i rimanenti sei il Gip ha disposto il sequestro preventivo di beni o saldi bancari per una somma equivalente a un milione di euro. Tutti sono indagati per i reati di truffa, abuso d’ufficio e falso ideologico.
La prima parte dell’inchiesta “Tekno”, nel 2014, aveva riguardato un appalto “truccato” per i lavori di videosorveglianza della A20 e la A18, e aveva portato a otto arresti domiciliari (tra cui il dirigente CAS Letterio Frisone). I reati di cui erano accusati gli indagati erano istigazione alla corruzione, turbata libertà degli incanti e induzione indebita a dare promettere utilità .
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