Processo rating, declassarono l'Italia: tutti assolti gli imputati di S&P e Fitch


di MARCO MONGELLI - Sono stati assolti dal Tribunale di Trani i cinque imputati tra analisti e manager dell'agenzia di rating Standard & Poor's accusati di presunta manipolazione continuata e aggravata del mercato in relazione al doppio declassamento dell'Italia nel gennaio 2012. Anche la Società è stata assolta.

Il Tribunale di Trani, presieduto da Giulia Pavese, ha assolto anche il manager dell'agenzia di rating Fitch, David Michael Willmoth Riley (all'epoca dei fatti capo rating sovrano), accusato di manipolazione del mercato, perché il fatto non costituisce reato. Per lui il pm Michele Ruggiero aveva chiesto la condanna a 9 mesi. Le sentenze non si commentano, si rispettano. Abbiamo fatto la nostra parte fino in fondo. Forse c'è un po' di amarezza, ma l'assoluta convinzione che tutto quello che si poteva fare, tutto quello che si poteva dire, sostenere, l'abbiamo fatto, detto e sostenuto con grande orgoglio ha detto il pm.

Dunque il collegio non ha fatto sua la tesi accusatoria del pm, Michele Ruggiero, e cioè che le previsioni di S&P, diffuse tra maggio 2011 e gennaio 2012, non contenessero una precisa volontà di alterare i mercati proprio con quei report fuorvianti. Dunque i 4 imputati non avrebbero fornito intenzionalmente al mercato - come aveva sostenuto il pm in avvio di requisitoria - «4 reports contenenti informazioni tendenziose e distorte sull'affidabilità creditizia italiana e sulle iniziative di risanamento adottate dal Governo per disincentivare l'acquisto di titoli del debito pubblico italiano e deprezzarne così il valore».

Rispetto a tutti i 4 reports l'assoluzione è stata piena, ovvero il fatto non sussiste per il taglio dell'outlook del debito sovrano italiano da stabile a negativo del 20 maggio 2011, per la diffusione della nota del 1° luglio 2011 contenente valutazioni negative sulla manovra finanziaria correttiva del Mef e per il credit watch negativo sull'Italia del 5 luglio 2011, mentre l'assoluzione è stata pronunciata perchè il fatto non costituisce reato, cioè non vi è stato alcun elemento psicologico, ovvero dolo, per il declassamento del rating dell'Italia di due gradini da A a BBB+, decretato da S&P il 13 gennaio 2012.Il pm della Procura Michele Ruggiero, che sosteneva l'accusa, aveva chiesto a gennaio scorso, durante la requisitoria, la condanna a due anni di reclusione e 300mila euro di multa per Sharma, a 3 anni e 500mila euro di multa ciascuno per gli altri quattro imputati. Per S&P, per cui è stata dichiarata l'insussistenza dell'illecito amministrativo, era stata chiesta una sanzione di 4,6 milioni. I quattro report contenenti, secondo l'accusa informazioni tendenziose e distorte sull'affidabilita' creditizia dell'Italia, che portarono al declassamento, si riferiscono al periodo tra maggio 2011 e gennaio 2012.

&La decisione di oggi conferma in modo inequivocabile come in tutti questi anni la società sia stata oggetto di illazioni fantasiose. Finalmente è stata resa giustizia alla società e a ognuna delle persone che quotidianamente lavorano con onestà e competenza professionale. Così S&P in una nota.

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