EDITORIALEX: 50 Sfumature di Baggio, il geniale equilibrio artistico di una creatura estetica prima ancora che etica


di ALESSANDRO NARDELLI - Sei mai stato sulla cresta di un'onda, l'equilibrio in bilico e la schiuma che ti circonda. Ti senti così piccolo, i pesci ti aspettan sul fondo, gabbiani che ti guardan ridendo.
Sei mai stato il piede del calciatore che sta per tirare un rigore, e il mignolo destro di quel portiere
che è lì, è lì per parare meglio, sta molto meglio il pallone, tanto, lo devi solo gonfiare.
ROBERTO BAGGIO "Lucio Dalla"
C'è chi vede Baggio come un SemiDio, c'è chi lo vede come un "Coniglio Bagnato"; poi ci sono quelli come me. che rimangono in disincantato silenzio a guardare il geniale equilibrio in bilico degli ultimi veri talenti che il calcio italiano abbia mai prodotto. Perché come affermava il poeta e saggista russo Joseph Brodsky, "Un essere umano è una creatura estetica prima ancora che etica". E questo è stato per me Roberto Baggio, un ragazzo timido che, pur non essendo mai stato un leader, è stato una delle massime rappresentazione dell'estetismo applicato al calcio. Una vita a convivere con il dolore, divenuto per lui un compagno di vita, tanto da fargli dire “Gioco da tutta la vita con una gamba e mezzo”. Aveva diciassette anni quando si frantumò il ginocchio destro, mentre era uno dei trascinatori del Lanerossi Vicenza ed era pronto a spiccare il volo verso il Giocava a Vicenza, di lì a due giorni avrebbe firmato con la Fiorentina dello storico Conte Flavio Callisto Pontello. I viola lo presero comunque, dando il via alla leggenda del "Divin Codino", con il viola nel cuore. A dimostrazione di questo, quando vestitosi di bianconero, con il compito di essere alfiere della Juventus di Maifredi, teorico del "Calcio Champagne", rifiutò di battere un calcio di rigore contro la sua ex squadra, raccogliendo successivamente una sciarpa viola lanciata dalla curva. Un gesto che lo ha reso odiato, da parte della tifoseria della Vecchia Signora, che ancora adesso lo soprannominano "Coniglio Bagnato", quasi una sorta di vilipendio alle sue opere d'arte.

E poi, quell'amore totale per la maglia della sua Nazionale, capace di renderlo un supereroe; le gioie di gol d'autore, ma anche quella che quasi certamente è stata la sua delusione più grossa, il calcio di rigore sbagliato nella finale del Mondiale di USA '94, alla quale ci aveva letteralmente trascinato, da sfavoriti, dopo aver superato i gironi solo come migliore terza. Ma i rigori li sbaglia solo chi ha il coraggio di tirarli. E infine la mancata convocazione da parte del Trap per il Mondiale 2002, che poteva rappresentare per lui un degno saluto alla sua amata maglia azzurra.

Da sempre un rapporto contrastato con i suoi allenatori, Lippi tra i tanti, e poi lui, Carletto Mazzone, un romanaccio dal cuore buono che ha saputo guardare dentro a Baggio, tirando fuori tutto il meglio che quel ragazzo timido e geniale aveva. Del resto, se "Sor Carletto" è stato il mentore e lo scopritore dello sconfinato potenziale di Andrea Pirlo, compagno di squadra al servizio del "Codino" e fino a quel momento una promessa non mantenuta, qualcosa vorrà pur dire.

Roby Baggio per i suoi detrattori "Nei grandi club ha fatto il giusto, ma poteva fare ancor di più"; gli stessi per cui "Ma Baggio è un attaccante, un trequartista o una mezzapunta?". La realtà dei fatti è una, da lui ci si poteva aspettare di tutto, perché l'artista non si può inquadrare, decide lui tempi e modi per esprimere il suo talento, vive di ispirazioni, di pennellate appunto; vederlo, attrae, scoprirlo te lo fa amare. 50 Sfumature di Baggio... Auguri Divin Codino...

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