Trump blocca l'ingresso dei rifugiati siriani

di MARIAGRAZIA DI RAIMONDO - La politica estera di Donald Trump inizia ad entrare nel pieno della sua attività, con firma dell'ordine esecutiva in materia di immigrazione. Il provvedimento sospende per 3 mesi l'ingresso negli Stati Uniti dei cittadini di 7 Paesi musulmani, Siria, Libia, Iran, Iraq, Somalia, Sudan, Yemen. Faranno eccezione e dunque liberi di poter entrare negli Usa i diplomatici di questi paesi e i membri delle Nazioni Unite.

L'obiettivo del provvedimento di sospensione temporanea è quello di creare più sicurezza nei controlli e di raccogliere più informazioni possibili da parte del Home Aland Security del Dipartimento di Stato, e della delle nazioni e dal National Intelligence, al fine di garantire che i visti non vengano rilasciati a persone che possano costituire una minaccia per la sicurezza del Paese. Verrà sospeso il rinnovo automatico del visto lavorativo che permetteva ai cittadini stranieri di rinnovare.

Il permesso di soggiorno senza sostenere il colloquio personale con le autorità diplomatiche Usa. Il neo presidente ha dichiarato: "non dimenticheremo mai la lezione del 11 settembre, l'ingresso di cittadini e rifugiati siriani è dannoso per gli interessi del Paese". Non tutti i rifugiati troveranno la strada sbarrata, la tutela degli Stati Uniti, verrà molto più promossa nei confronti dei rifugiati siriani cristiani, "trattati in modo orribile".

Questa scelta politica fa scalpore e non mancano le risposte di personaggi come Mark Zuckerberg, fondatore di Facebook, che ricorda "gli Usa sono un paese di immigrati". I suoi nonni arrivarono dalla Germania, Polonia e Austria, mentre i genitori della moglie, dalla Cina e Vietnam. Spera che le porte del paese rimangano aperte a chi necessita aiuto. Si unisce al coro di critiche anche Malala Yousafzai:"questo decreto mi spezza il cuore, mi si spezza il cuore nel vedere che l’America volta le spalle a una storia gloriosa di accoglienza dei rifugiati e degli immigrati: la gente che ha aiutato a costruire il suo Paese, pronta a lavorare duramente in cambio di una equa opportunità a una nuova vita".

L'attività, Premio Nobel per la pace nel 2014, ha ribadito sulla propria pagina Facebook: "mi si spezza il cuore nel vedere che i bambini rifugiati siriani, che hanno sofferto sei anni di guerra e non hanno alcuna colpa, sono soggetti a discriminazione".

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