di ANTONIO GAZZILLO - Mafia e calcio. Un accostamento che spaventa tutti e che
dovrebbe essere semplicemente un’utopia ma che in realtà rappresenta l’ultima
indagine della Commissione Antimafia e della Figc.
Un vero e proprio contropiede se si pensa che tutto ciò
potrebbe riguardare una delle società più importanti nel calcio italiano ed
europeo come la Juventus.
Proprio così, perché la procura della Figc vuole deferire il
presidente Andrea Agnelli e altri tre dirigenti della stessa società bianconera
a causa di una responsabilità diretta per quanto riguarda le infiltrazioni
della ‘ndrangheta nella curva dei tifosi.
Ma qual è la responsabilità di Andrea Agnelli in questa
indagine? Secondo la procura, nelle stagioni tra il 2011/12 e 2015/16, per
mantenere l’ordine pubblico in quei settori dello stadio occupati dagli ultras,
il presidente bianconero avrebbe autorizzato il suo personale a ricorrere
all’aiuto della malavita organizzata, fornendo loro in cambio biglietti e
alimentando così uno dei fenomeni più spiacevoli come il bagarinaggio.
L’accusa sul suo conto, però, si aggrava proprio a causa
della sua partecipazione ad incontri con esponenti della malavita organizzata e
della tifoseria.
L’esito delle indagini accerta anche che, in occasione del
derby del 23 febbraio 2014, consentì l’introduzione allo stadio di materiale
pirotecnico vietato e striscioni con la motivazione di voler fare un piacere
agli ultras.
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Altri interessati in questa indagine sono Francesco Calvo,
ex dirigente del settore commerciale bianconero; Alessandro D’Angelo, security
manager, e Stefano Merulla, responsabile del commercio dei biglietti.
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